La frutta senza semi

22 Luglio 2022

 

Per noi sono fonte di fastidio, ma per le piante i semi sono essenziali. Per ottenere frutta e verdura senza semi è necessario raggirare un po’ madre natura.

 

Sin dagli albori della civiltà l’uomo ha selezionato piante con pochi semi, oppure con semi di dimensioni il più ridotte possibile. Un esempio su tutti il cetriolo, i cui semi sono diventati nel frattempo così «discreti» che quasi non ci si accorge di averli in bocca.

 

 

Uva

Nel caso dell’uva, invece, l’assenza di semi è da ricondurre a una mutazione genetica della varietà Thompson Seedless. In natura tale pianta non avrebbe potuto riprodursi ma l’uomo ha aggirato il problema innestandola su altre viti. Unico punto a sfavore: gli acini erano più piccoli di quelli dell’uva con semi. Ma grazie alla ricerca si è scoperto che un fitormone presente nel seme permette al frutto di crescere ulteriormente, ed ecco trovata la soluzione: spruzzato sui vitigni, l’ormone fa sì che anche i frutti senza semi raggiungano una degna misura.

 

 

Ananas

L’ananas è un caso a sé: per natura la sua polpa sarebbe piena di semi, il che comprometterebbe il piacere di addentarlo. Per questo i coltivatori hanno imparato a sfruttare il fenomeno della partenocarpia, per cui la pianta genera frutti anche senza essere stata fecondata. Tali frutti nascono naturalmente privi di semi. Se in passato i botanici consideravano il fenomeno una sorta di spreco, oggi si suppone che i frutti senza semi siano preferiti anche dagli animali, col risultato che quelli provvisti dei preziosi semi hanno maggiori probabilità di essere «risparmiati» e di portare a termine la loro missione riproduttiva. Nella coltivazione dell’ananas è quindi essenziale evitare che i fiori vengano impollinati. Per questo una piantagione consta generalmente di cloni di una sola pianta, che con il proprio polline non riuscirebbero comunque a impollinarsi. Altra misura fondamentale è quella di evitare che uccelli e insetti impollinatori abbiano accesso alle piante.

 

 

Anguria

Le varietà di anguria senza semi sono, inutile dirlo, molto apprezzate. Si ottengono sottoponendo le sementi a un particolare trattamento per cui il corredo cromosomico – il patrimonio genetico – viene raddoppiato. Le piante così ottenute vengono poi incrociate con quelle normali e nascono angurie con corredo cromosomico triploide, ovvero sterili. A questo punto per ottenere frutti senza semi basta impollinare le piante sterili con il polline di un’anguria «normale», senza polline non ci sarebbero infatti né impollinazione né frutti. Il risultato dell’impollinazione sono angurie che non contengono semi. Quelli che sembrano dei semi bianchi, spesso presenti, sono in realtà involucri vuoti che non potranno mai giungere a maturazione. L’assenza di semi ha un altro vantaggio: insieme a loro si elimina quella sostanza viscida che li avvolge e che accelera il deperimento della polpa, permettendo così all’anguria di conservarsi fresca più a lungo.

 

 

Arancia, mandarino & Co.

Quella degli agrumi senza semi è una storia piuttosto complicata. L’arancianavel, così denominata per via di quella sorta di «ombelico» («navel» in inglese) sul fondo, è l’unica varietà senza semi, e il solo modo per coltivarla è attraverso l’innesto della pianta su altri agrumi. Per quanto riguarda le clementine, si sono ottenute alcune varietà con frutti poveri di semi, che si sviluppano anche senza bisogno che la pianta venga impollinata dagli insetti. Se ciò accade, compaiono invece i semi che noi troviamo tanto fastidiosi. Per questo, nelle zone a coltivazione mista dove sono presenti numerose varietà di frutta e verdura, la situazione è spesso conflittuale: gli apicoltori hanno bisogno degli alberi di agrumi per nutrire le loro api. Nelle piantagioni di clementine le api sono malviste perché comportano un danno economico per il coltivatore (i frutti senza semi vengono pagati di più), mentre molte altre piante hanno bisogno delle api per l’impollinazione. Sicché, dato che non si può certo prescrivere a un’ape dove raccogliere il nettare e dove no, può capitare che in qualche clementina, che dovrebbe essere senza semi, si trovino invece ogni tanto dei semi. I veri mandarini, invece, di semi ne hanno in abbondanza e per questo, nonostante siano più saporiti, vengono coltivati sempre di meno.

 

 

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